Anche le persone non binarie possono scegliere la Top Surgery

Proponiamo la traduzione di alcune parti di un articolo pubblicato su The Huffington Post per aprire una riflessione sull’identità non binaria e la sua relazione con gli interventi chirurgici come la top surgery. Le identità non-binarie (Qualunque identità che non si riconosca nel maschile/femminile binario) presentano un’incredibile varietà di sfumature e, tra queste, vi sono persone che necessitano interventi chirurgici e terapie ormonali per conformare l’espressione di genere alla propria identità. In Italia un’inclusione esplicita delle persone non-binarie nel protocollo riguardante la transizione porterebbe benefici anche alle persone transgender binarie, evitando valutazioni e trattamenti basati sugli stereotipi sessuali. Ad oggi le persone non-binarie subiscono resistenza e diffidenza da parte delle figure professionali proprio perché la transizione è considerata esclusivamente all’interno di una logica binaria. La narrativa unica sulle persone trans* fa in modo di classificare le persone non-binarie non “abbastanza trans*”.

[…] il desiderio di sottopormi a top surgery viene da me e non dalla comunità transgender. Le persone non binarie possono avere il seno, e ne conosco tante che ne sono felici. Nessuno mi ha spinto a fare nulla al mio corpo. Il mio bisogno esiste anche quando nessuno è nei paraggi, con o senza specchi. Il messaggio della comunità transgender (perlomeno della comunità USA) è che non c’è un modo unico di essere donna, uomo o nessuno dei due. C’è, invece, una maniera dominante di vedere le persone cisgender – che è quando il genere è allineato con il proprio sesso. Per esempio, prendete una rivista qualunque. Noterete che le persone cis hanno delle aspettative su come uomini e donne dovrebbero apparire. Magr*, con seni abbondanti, formose, muscolosi – queste sono le aspettative cis. […]

Già su questa breve parte dell’articolo potremmo discutere del famigerato passing per le persone trans* – ovvero un aspetto, dovuto alla conformazione fisica, a tratti somatici, capacità di performare, che riesce a rispondere alle aspettative cis e quindi a far “passare” per donne e uomini cisgender. Il desiderio di passare deriva direttamente dal desiderio di risponedere alle aspettative cisgender.
Le persone non-binarie non solo sono al di fuori di questo concetto, ma ne vengono, in un certo senso danneggiate.
Alcuni di noi possono avere un aspetto classificabile nei generi binari (questo non pone comunque al riparo da alcune classificazioni che fanno confusione tra identità e orientamento, per esempio si può venire “etichettati” come lesbica o gay) mentre altri semplicemente non rientrano nell’estetica binaria perché sono operati e/o presentano un’espressione di genere non-binaria.
Quando si desidera passare per il proprio genere trans* non-binario ci si scontra con la narrativa (pressoché unica) del corpo trans* e con il disagio di dover spiegare che la concezione binaria dei generi deriva da una costruzione culturale.

[…] il femminismo bianco mainstream promuove l’accettazione del corpo così com’è, ma tra i gruppi di persone che esclude, il femminismo mainstream esclude le persone che soffrono di disforia di genere. Avere a che fare con la disforia di genere è diverso da avere a che fare con dei difetti. Considerare la top surgery alla stregua di chirurgia estetica o elettiva dimostra una totale incomprensione della disforia di genere che spiegherò ora.
La disforia di genere è diversa dal dismorfismo. Il dismorfismo corporeo riguarda un problema neurologico della percezione — per esempio, quando una persona anoressica si guarda allo specchio e percepisce il suo corpo in maniera drasticamente diversa da come appare in realtà. Il National Health Service (NHS) definisce il disordine di dismorfismo corporeo come “un disturbo che causa a chi ne soffre una visione completamente distorta del proprio aspetto e che costringe a preoccuparsi continuamente del proprio aspetto”. E’ di cruciale importanza comprendere la differenza tra i due concetti. Chi soffre di dismorfismo ha una sconnessione tra la realtà e la percezione interiorizzata di ciò che è reale. Anche se il soggetto dovesse imparare a riconoscere la distorsione e i suoi effetti, gli resterebbe la difficoltà di percepire accuratamente il proprio corpo. I difetti diventano esagerati attraverso questa lente.

La chirurgia non è un trattamento per il dismorfismo corporeo, perché il problema è la percezione, non la realtà. Potrebbe essere pericoloso, per le persone che soffrono di dismorfismo, avere accesso alla chirurgia, poiché tipicamente, essa non soddisfa il pensiero dismorfico. Non importa quali cambiamenti avvengano al corpo, la percezione resta la stessa. Accettare se stessi potrebbe essere una grande strategia per il dismorfismo ma non per la disforia di genere.

Io non ho dismorfismo perché non ho una visione distorta del mio aspetto. Al contrario, sono molto consapevole di come appaio. Se fossi cisgender sarei molto contento del mio seno. E’ bellissimo. Semplicemente non appartiene al mio corpo.

Immagine tratta dal sito DeviantArt di transtastic

Quando percepisco il mio seno – quando corro, cammino, faccio le scale, o mi lavo, ho un’intensa reazione fisica. Ho un sapore metallico in bocca, mi viene la nausea e ho voglia di piangere. Il mio seno è come un costume, un costume che sono costrett* ad indossare. Non lo posso mai togliere. Fasciarlo è l’unico modo per nasconderlo e minimizzare la sua apparenza. E’ di grande aiuto. Mi permette di guardarmi allo specchio, andare a correre, camminare a testa alta. Ma è assolutamente insostenibile. Indossarlo per molto tempo è come indossare un corsetto vittoriano e mi ha causato un dolore cronico alla schiena.

Questa chirurgia non mi chiude nessuna porta. Me ne ha aperte molte. Potrò nuotare senza avere l’ansia di farmi vedere in pubblico con un costume femminile. Spero mi permetterà di vivere il sesso con meno fattori di stress. Potrò scegliere i vestiti senza preoccuparmi di come le magliette mi stiano sul seno. Sarò una persona più libera.

La Top surgery è esattamente quello di cui ho bisogno, e non sarò mai dispiaciut* di soddisfare i miei bisogni e di voler raggiungere la mia completezza.

Traduzione e articolo di Ethan Bonali